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domenica 3 febbraio 2008

Adesso che ho quasi finito i complimenti si sprecano.
A cominciare da coloro che mi hanno avversato, sia in casa che fuori!
Bravo, posto magnifico, che forza, che coraggio, che esempio di costanza e dedizione ….
Niente di tutto ciò credete a me, la vita mi ci ha portato come l’acqua del fiume trasporta un fuscello.
Accade solo quello che deve accadere e facciamo solo quello che siamo in grado di fare istante per istante, nessun merito solo gratitudine per l’esistenza.


Non so da dove cominciare.
Ma come diceva qualcuno se vuoi intraprendere un lungo cammino la prima cosa che devi fare è il primo passo.
E il primo passo avvenne nella primavera del 1998 quando Carolina, all’altro capo del telefono, mi annunciò di aver trovato quello che cercavamo.
Pochi minuti prima della telefonata osservavo la cartina della toscana e riflettevo sul fatto che non conoscessi affatto la zona della riserva di Bibbona.
Avevo viaggiato e soggiornato a lungo in toscana, dal Chianti al Mugello, dal Casentino alla Maremma sia per piacere che per ricerca interiore ma mai mi avventurai nella Valle del Cecina. Quella sera della primavera del ’98 mentre mi interrogavo sulla riserva naturale di Bibbona squillò il telefono: “Francesco abbiamo trovato il posto, si chiama Rogheta”, ancora adesso quando racconto di quel momento il corpo mi si copre di brividi.
Appena sentii nominare “Rogheta” la kundalini si risvegliò, il serpente appisolato alla base della colonna vertebrale, cominciò a muoversi, accompagnato da un forte calore, dall’osso sacro al chakra del cuore.
La lunga pratica acquisita con anni di yoga non mi spaventò più di tanto ma sicuramente mi sorprese: “ Carolina ma che stai dicendo? Che posto è mai questo? Cosa mi sta succedendo? Bisogna che venga a vedere “

Così cominciò.
E quando vi andai, qualche settimana, dopo la magia continuò perché due falchi roteanti sopra alla macchina mi scortarono negli ultimi chilometri del mio viaggio fino a Rogheta.
Fu amore a prima vista, lo stesso amore che muove l’acqua dei fiumi e porta i fuscelli là dove devono andare!
Subito capii che Rogheta mi aveva chiamato e che ero stato predestinato a questo luogo.
Era la primavera del ’98, Carolina si ritirò quasi subito e anche la Comunità Montana ritirò Rogheta dal novero dei casali che la regione toscana aveva messo in vendita.
“Rogheta è un bene storico va venduta con apposito bando che ne valorizzi l’utilizzo” sentenziarono in Comunità.
Così aspettai che venisse pubblicata nell’ottobre del 2000 la legge regionale che regolamentava la vendita di beni di interesse storico.
Preparammo, con l’architetto Bartolini la nostra proposta di utilizzo e partecipammo alla gara che il 30/11/2001 mi vide vincitore.
Che vincessi ne ero certo perché la vita mi aveva mandato un preciso segnale il primo maggio dello stesso anno.
All’epoca cercavamo inutilmente la fonte dell’acqua e quel giorno di scampagnate tornammo in perlustrazione a Rogheta e scorgemmo due vecchietti che osservavano da vicino il rudere; fui subito certo, dal modo in cui guardavano Rogheta e dalle occhiate che si scambiavano, che conoscessero bene il posto.
Ci avvicinammo: “Buongiorno, conoscete Rogheta?” “Eccome no! “ Leonetto pieno di entusiasmo mi rispose “qui conobbi la mia sposa e qui vissi per qualche anno dopo il matrimonio mentre Rita ci è nata e cresciuta “… “e dove prendevate l’acqua? “” vieni che ti mostro” .
Il testimone era passato, inequivocabilmente Rogheta sarebbe stata mia, o meglio io sarei stato suo!!!!

Alla prossima puntata